VICINO AGLI ALBINI: IL RACCONTO DEI VOLONTARI DEL PROGETTO

VICINO AGLI ALBINI: IL RACCONTO DEI VOLONTARI DEL PROGETTO

Racconta don Daniel: “Da questo progetto abbiamo imparato che il dinamismo dell’associazione e i nuovi progetti nascono quando i soci riescono a raccontare in modo positivo e coinvolgente ad altre persone il nostro operato. In questo caso, è stato il socio Gesualdo Carozza con il suo entusiasmo e ottimismo a raccontare e contagiare Roberto Servadio e fare nascere il progetto. Abbiamo imparato altrettanto che un buon progetto di cooperazione può nascere dalla disponibilità di un professionista a recarsi nel sud del mondo, portando nella sua valigia la sua professione da mettere al servizio dei bisognosi”.

Aggiunge Roberto Servadio: “I risultati numerici dell’intervento, seppur importanti in relazione ai pochi giorni di permanenza, non danno l’idea del bisogno reale della popolazione nei confronti non solo di quello che noi definiamo “benessere visivo” ma della minima condizione necessaria per una normale situazione visiva accettabile. Ricordiamo, infatti, che dopo i 50 anni il lavoro, la lettura (in particolare quella religiosa, vista la loro grande fede) e le più semplici operazioni quotidiane o familiari sono rese quasi impossibili. Ai pochi fortunati che abbiamo potuto servire subito, la fornitura di semplici premontati è sembrata un regalo della Provvidenza, e lo stato d’animo che traspariva da coloro che si sentivano forse per la prima volta presi in considerazione per le proprie difficoltà, è stato incredibilmente appagante.
In particolare, gli albini che mostravano inizialmente un atteggiamento psicologico di totale chiusura ed inadeguatezza per la loro vita vissuta nelle condizioni di maggiore subordinazione nei confronti di tutti, prima di lasciarci apparivano contenti e speranzosi che tra poco quel piccolo aiuto che avremmo portato sarebbe stato di sicuro un cambiamento e un sollievo alla loro vita.
In questi pochi giorni abbiamo avuto tanto da fare, ma quanto fatto è stato solo un granello di sabbia nei confronti di quanto ci sia realmente bisogno e mi auguro di poter tornare ancora con Daniel anche perché, senza di lui, parlare in ciluba, la loro lingua, sarebbe impossibile!
È stata un’esperienza sia “devastante” – per la miseria e la povertà sconcertante cui ho potuto assistere personalmente – sia bellissima: ho potuto parlare molto poco con le persone conosciute, non conoscendo né il francese né il ciluba, ma hanno però saputo lasciarmi qualcosa di difficile da dimenticare e altrettanto difficile da ritrovare nel quotidiano vivere nella nostra “società del benessere”. Il loro essere buoni e sereni nonostante la povertà, il loro vivere per arrivare a sera perché il vero problema sta nel portare a termine la giornata ed è già molto complicato, la voglia di condividere anche il poco con la propria comunità, i bambini che pur piccoli partecipano consapevoli agli impegni della famiglia e, nonostante tutto, giocano felici tra loro con niente, è stato straordinariamente bello e gratificante perché diverso, più profondo, più intenso di quanto qualsiasi immaginazione possa portarci a provare.
Mi auguro, senza alcuna presunzione personale, che questa testimonianza, inizialmente promessa a chi ci ha dato un grande aiuto, possa raggiungere non solo loro ma anche altri fornitori, colleghi, amici, conoscenti, clienti o chiunque voglia e possa unirsi a questo progetto e, perché no, non solo con la fornitura di merce, comunque sempre gradita, ma anche con qualche aiuto economico più concreto.
Ancora grazie per l’aiuto a: Centro Style, Eliservice, Essilor, farmacia del dottor Antonio Falcocchio e a tutti coloro che, pur aiutandoci, hanno preferito non essere nominati”.