SUL TERRITORIO, PROMUOVENDO L’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA GLOBALE

A SCUOLA DI SOLIDARIETÀ
L’educazione come motore di ogni cosa, in Africa come dappertutto. Anche ad Atessa, dove negli anni Il Buon Samaritano è “entrato” nelle scuole cittadine, in particolare nell’Istituto omnicomprensivo “Ciampoli-Spaventa” per far conoscere da vicino le sue attività ma, soprattutto, per contribuire ad allargare lo sguardo e l’orizzonte degli studenti. Così, grazie all’insegnante di religione Carmela De Grandis e ad altri docenti che si sono coinvolti, da circa dieci anni sono state realizzate per i ragazzi delle scuole superiori varie edizioni del Progetto Solidarietà: incontri, film, approfondimenti, testimonianze, laboratori e molto altro su temi come volontariato, mondialità, gratuità, sviluppo integrale, educazione, a partire proprio dall’esperienza de Il Buon Samaritano. Iniziative che spesso hanno avuto anche un risvolto molto concreto, come nel caso degli oggetti artigianali realizzati direttamente dai ragazzi coinvolti, il cui ricavato dalla vendita è stato utilizzato per sostenere i bambini di Miabi, in Congo.

CONFRONTO E CONDIVISIONE: LA LEVA DI UN FUTURO SOSTENIBILE E FELICE
Così racconta la professoressa De Grandis l’esperienza vissuta in questi anni: “Il Progetto Solidarietà è stato pensato come occasione speciale per rispondere ad un bisogno, all’insegna del motto “condividere i bisogni per condividere il senso della vita”. Il bisogno di conoscenza e di condivisione insito nel cuore di tanti ragazzi, ma anche un mio personalissimo bisogno: rimettere a fuoco il mio lavoro di insegnante di religione. Qual è infatti il mio compito? Insegnare dogmi, storia delle religioni, del Cristianesimo, della Chiesa? Anche, ma non solo. O, meglio: tutto questo non mi basta. Per me, prima di tutto insegnare religione vuole essere comunicare la bellezza del Vangelo, vale a dire la sua essenza fatta di amore, solidarietà, attenzione. La parabola del buon samaritano, da cui prende il nome l’associazione, ci dice proprio questo: l’operosità silenziosa di chi fa il bene è di per sé un miracolo d’amore. Un grande testimone e maestro mi diceva sempre: di fronte a qualsiasi situazione, ti devi chiedere cosa farebbe Gesù al tuo posto. Ebbene, nessuna pretesa da parte mia di fare come Gesù, ma in maniera piccola e misera provo quotidianamente, specie con l’insegnamento a scuola, a seguire quello che Lui ci ha insegnato. Ecco perché il Progetto Solidarietà non rappresenta tanto e solo l’occasione per aiutare qualcuno in Africa, ma anche e soprattutto suscitare nei ragazzi il desiderio di voler prendere sul serio la propria vita, perché quando si fa qualcosa per un altro e si sta bene, si è realmente felici. Quindi, in definitiva, faccio del bene a me stesso. La sintesi del messaggio cristiano è il comandamento dell’Amore: ama il prossimo tuo come te stesso. Se non desideriamo il nostro vero bene non possiamo aiutare neppure gli altri”.