IL PROGETTO EFASAM IN CIFRE

• Come e da chi è nata l’idea di questo progetto?
L’ideazione, i contatti e la prima organizzazione dello staff progettuale sono stati, come sempre, di Don Daniel, bene informato sui bandi in generale e, nel caso, del primo bando dell’AICS, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo, destinato agli enti territoriali, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 3 giugno 2017.

Il Buon Samaritano è stato protagonista di questo progetto insieme ad altri partner: Regione Abruzzo, ente capofila, Provincia di Chieti, Università di Teramo, Caritas Diocesana Chieti-Vasto, Unione Montana dei Comuni del Sangro, Comune di Miabi, Convergence chrétienne pour la paix et le développement (CCPD) e Caritas développement diocèse de Mbujima (CDM).

• Quando si è svolto il progetto?
Il progetto è iniziato a maggio 2018 con i preparativi e la fase preliminare. Le prime attività operative con spesa in loco sono iniziate a novembre 2018. Il progetto si è concluso a giugno 2020.

• Dove si è svolto il progetto?
Il progetto è stato realizzato nella Repubblica Democratica del Congo, nella Regione del Kasai orientale e precisamente a Miabi, un Comune in area rurale esteso su 1747 km2. La popolazione di tutto il territorio è stimata intorno a 801.100 persone con una densità di 459 abitanti/kmq, pari a circa l’8,1 per cento della popolazione di tutta la provincia del Kasai Orientale, ma rappresenta, in accordo con il documento della crescita e delle strategie di lotta per la riduzione della povertà, più del 15 per cento dei poveri assoluti della Provincia.

• Chi sono i finanziatori e a quanto ammontano i finanziamenti?
Il progetto Efasam è stato finanziato con la delibera AICS n° 66 dell’11 Ottobre 2017.

Contributi:
– AICS. € 333.000,00;
– Unione dei comuni del Sangro:€ 10.000,00;
– Il Buon Samaritano Onlus: € 10.000,00;
– Caritas diocesana Chieti-Vasto: € 3.000,00;

Valorizzazioni
– Regione Abruzzo: € 56.843,18;
– Università degli Studi di Teramo: € 50.251,22;

Totale budget: € 550.000,00

Chi sono stati i beneficiari del progetto e quali i risultati raggiunti?
I beneficiari diretti sono stati 100 donne e 100 uomini, riuniti in più cooperative e associazioni, passate da 2 esistenti a 20.

Sono state organizzate tre scuole da campo per le attività di formazione, che comunque è stata permanente attraverso confronti tra agricoltori-allevatori e i tecnici locali, ovvero tra due agronomi e una veterinaria dall’Italia, da una parte, e un agronomo e un veterinario congolesi dall’altra.

Sono stati coltivati complessivamente, durante il corso delle quattro stagioni del biennio, 240 ettari di terra con le nuove metodologie, ovvero mezzo ettaro a famiglia mentre, in partenza, l’estensione media di terra coltivata era di un quarto di ettaro a famiglia.

Relativamente al miglioramento della filiera produttiva e delle capacità imprenditoriali degli agricoltori mediante la formazione siamo passati:
– da 0 persone formate alle tecniche di sviluppo rurale e allo spirito cooperativo e gestione comune di capitale a 400;
– da 2 associazioni di agricoltori a 20;
– da 0 contadini formati alle tecniche moderne dell’agroecologia a 400;
– da 0 persone formate sulle tecniche di coltivazione sostenibile a 400;
– da 0 persone formate sulle tecniche di allevamento sostenibile e miglioramento delle infrastrutture dell’allevamento a 400.
Rispetto all’obiettivo specifico di potenziare i sistemi agro ecologici in termini di diffusione e il relativo risultato di aumento di sicurezza alimentare, la produzione è passata:
– da un quarto di ettaro coltivato a famiglia a mezzo ettaro l’anno a famiglia;
– da 0,14 tonnellate di mais a 0,50 tonnellate anno a famiglia;
– da 0,04 tonnellate di fagioli a famiglia a 0,15 tonnellate anno a famiglia;
– da 0 tonnellate di soia a famiglia a 0,10 tonnellate anno a famiglia;
– da 0,30 tonnellate di manioca a famiglia a 0,80 tonnellate anno a famiglia;
– da 0,04 tonnellate di arachidi a famiglia a 0,15 tonnellate anno a famiglia.
L’obiettivo di arrestare e fare retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita dei servizi ecosistemici, è stato conseguito realizzando un vivaio di piante arboree, fatte germinare, messe in coltura e piantate in 15 mila esemplari. Con il supporto dei tecnici italiani è stato introdotto il taglieggio quale tecnica e sistema per salvare la scomparsa di alcune specie forestali di cui è difficile il reperimento dei semi. Poiché in loco il tasso di crescita delle piante è rapidissimo, si è voluto, con la riforestazione, assicurare nel brevissimo periodo (max10 anni) da un lato la fornitura di legna combustibile per la cottura quotidiana dei cibi (non esistono reti distributive né di acqua, né di elettricità, né di gas).

Il grande successo di questa riforestazione del territorio e comprovato dai seguenti indicatori:
– da 0 ettari di riforestazione a 15;
– da 0 per cento di aumento di copertura vegetativa a 10 per cento.