LE BON SAMARITAIN: LA CENTRALITÀ DELL’EDUCAZIONE IN AFRICA E IL VALORE DI QUEST’ESPERIENZA

LE BON SAMARITAIN: LA CENTRALITÀ DELL’EDUCAZIONE IN AFRICA E IL VALORE DI QUEST’ESPERIENZA

La ristrutturazione delle scuole a Miabi e a Mbujimayi è motivo di grande orgoglio per l’associazione, stimolo a realizzare sempre nuovi progetti e a operare con generosità nei Paesi in difficoltà. Lo esprimono bene le parole di Don Daniel e Michele Tigri che ci raccontano del progetto.

“Da questa esperienza – spiega Don Daniel – abbiamo imparato tra le altre queste cose: lo stimolo per realizzare un progetto può venire dalla generosità iniziale di una sola persona. In questo caso il progetto è partito con la donazione di 3000 euro da parte di una socia e poi si è allargato. Nell’ambito della realizzazione di questo progetto abbiamo scoperto anche la volontà tenace della gente del posto di riscattarsi mediante lo studio da parte dei bambini e ragazzi di Miabi: lì, i bambini studiano anche nelle macerie, senza tetto o sotto l’albero, e spesso anche con lo stomaco vuoto. Partendo dal presupposto che basterebbe poco per migliorare le loro condizioni di apprendimento, abbiamo deciso di intervenire”.

Aggiunge Michele Tigri, dell’associazione I sorrisi del mondo, partner de Il Buon Samaritano: “Sin dal primo incontro che ho avuto con don Daniel, ci siamo trovati d’accordo su un punto fondamentale: ogni intervento in Africa deve partire dalla centralità della cultura e della coscienza, senza le quali niente ha seguito. E invece, la continuità è proprio ciò di cui c’è bisogno in una realtà dove tanti interventi spot sono stati fatti nel tempo, ma non molti hanno visto un seguito. Per questo, ci siamo posti come obiettivo quello di insegnare a questi bambini almeno a leggere e scrivere come basi di un processo di sviluppo e riscatto sociale. Del resto, se non sai leggere e scrivere non sai usare neanche gli aiuti umanitari. Per questo, abbiamo scelto di partire con la ristrutturazione di scuole già esistenti vicino la parrocchia di Miabi, e poi in seguito abbiamo anche costruito una scuola, che mi piace definire la “Bocconi di Miabi”, con primarie e secondarie, una grande aula magna che contiene macchine da cucire e computer. Inizialmente erano solo due aule, ma con il tempo siamo arrivati ad averne otto più l’aula magna. Abbiamo anche realizzato delle latrine, per porre l’accento sull’importanza dell’igiene che risolverebbe molto problemi banali. In questo modo, abbiamo dato vita anche ad una piccola economia di sussistenza, con stipendi per insegnanti, il custode e il preside. Certo, non è stato semplice in quanto abbiamo dovuto trasportare materiale come ferro, cemento, ghiaia e legno da Mbuji-Mayi, il capoluogo di un territorio dove i collegamenti sono molto difficoltosi e i servizi inesistenti: basti pensare, al riguardo, che è stato più semplice acquistare un camion che trovare un trasportatore. I lavori sono stati diretti da un ingegnere del luogo, che faceva disegni e calcoli completamente a mano, mentre la manovalanza è stata tutta locale. Ma è stata un’esperienza esaltante, con tanti ragazzi che sono tornati a sperare: così, abbiamo anche scelto di mandare i più promettenti all’università”.